Il fenomeno della violenza sulle donne, a differenza di quanto si ritiene, è un fenomeno drammatico e diffuso in maniera assolutamente trasversale rispetto all'età, etnia, credo religioso, ceto sociale di appartenenza. Si stima che il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro.
Nessun comportamento o provocazione messa in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subìta.
Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali, a tutti i ceti economici e culturali: sono spesso mariti, fidanzati, compagni di vita e padri, vicini di casa, conoscenti stretti, colleghi di lavoro o di studio.
Le forme più gravi di violenza sono esercitate da parte di partner o ex partner. I fatti di cronaca riportano quasi quotidianamente episodi che riguardano casi di violenza tra partner intimi (o violazione nelle relazioni intime- IPV), dove per partner intimo si intende una persona con cui si ha una stretta relazione personale che può essere caratterizzata da connessione emotiva, regolare contatto, contatto fisico e comportamenti sessuali.
La violenza nelle relazioni intime si realizza attraverso un modello di comportamento violento da parte dell’uomo. Le tipologie di violenza sono molteplici e assumono diverse forme e modalità, a seconda del tipo e del grado di intensità; va ricordato che non esiste un profilo della donna- tipo che subisce violenza.
Alcune forme specifiche di violenza:
- Violenza fisica: si esprime in un’aggressione diretta contro la persona: spintoni, tirate di capelli, schiaffi, pugni, ferite con un coltello, fino all’uccisione in casi estremi.
- Violenza psicologica: si manifesta in forma indiretta, attraverso il controllo, l’isolamento, critiche avvilenti con l’obiettivo di svalutare la donna, le umiliazioni, ridicolizzazioni e svalutazioni continue.
- Violenza economica: esercitata vietando alla donna di svolgere un lavoro o un percorso formativo, sfruttando la donna come forza lavoro, limitando o privando la donna del denaro per le spese domestiche.
- Stalking: il maltrattante perseguita l’ex-partner seguendola negli spostamenti, aspettandola sotto casa, al lavoro, telefonandole continuamente, appostandosi sotto casa o in ufficio.
Non si può agire contro le violenze se non si comprende il meccanismo di controllo e di gestione del potere che caratterizza le relazioni delle donne che ne sono vittime.
La violenza agita nei confronti della donna è legata al concetto di potere: il fine ultimo di chi maltratta non è solamente provocare sofferenza fisica o psicologica, ma soprattutto quello di sottomettere e annichilire la vittima.
CONSEGUENZE PSICOLOGICHE E SULLA SALUTE GLOBALE
Nonostante le conseguenze più visibili e ovvie dell’IPV siano le lesioni fisiche esistono numerose conseguenze in termini di salute psichica. Le sintomatologie più frequenti legate a questo tipo di violenza sono quelle dello spettro ansioso depressivo e il PTSD. È bene precisare che la natura di PTSD di cui fanno esperienza le donne vittime di IPV appartiene alla categoria di “sindrome da stress traumatico-complessa”: questa sindrome include i cambiamenti nelle abitudini della vittima riguardo a sé stessa, al partner abusante e alle relazioni.
Emerge inoltre come le donne vittime facciano ricorso con intensità a servizi medici, un numero alto di prescrizioni di medicinali e ingressi in ospedale.
Vivere una situazione di violenza può portare a problemi di salute cronici come mal di testa e dolore lombare ma anche a sintomi gastro intestinali (per es., sindrome cronica del colon irritabile) associati a stress cronico. Inoltre, l’IPV è collegato a disturbi dell’alimentazione e del sonno, scarsa autostima e autolesionismo.
È chiaro come l’impatto psicologico dell’IPV è tanto distruttivo e impattante per la salute mentale della donna quanto l’IPV fisica.
PERCHÉ LE DONNE RESTANO?
Una delle forme di violenza psicologica agita da parte del partner è l’isolamento dalla rete familiare ed amicale: viene impedito alla donna il confronto con soggetti altri dalla relazione e viene reso impossibile chiedere aiuto, isolandola dal mondo esterno.
Nelle relazioni violente si genera un legame definito ‘’tossico’’ caratterizzato da un circuito dicotomico che ondeggia tra il maltrattamento e la premura basando la relazioni su dipendenza, plagio, abuso, false premure. La posizione psichica dell’uomo con comportamento violento è controllante, colpevolizzante e ricattatoria.
Talvolta la donna vittima sente di dipendere dall’aggressore sviluppando un meccanismo psicologico che tende a giustificare il comportamento violento, come una reazione per far fronte all’evento traumatico.
COME USCIRE DALLA VIOLENZA?
Uscire da una situazione di violenza relazionale è un passo difficile e impegnativo: talvolta la donna vittima tende a non rivelare le proprie sofferenze per paura, vergogna, timore dell’intervento dell’autorità e per gli sviluppi giudiziari che la vicenda comporta. Per la donna che subisce maltrattamenti la scelta di dire basta e chiudere definitivamente con la violenza implica un percorso di consapevolezza rispetto a sé e al proprio partner. Quando sono presenti dei figli, questa decisione è ancora più complessa. Le donne non devono essere lasciate sole ad affrontare la violenza e i maltrattamenti.
I Centri antiviolenza rappresentano il luogo del sostegno per le donne che subiscono violenza; in questi luoghi équipe multidisciplinari composte da professioniste accolgono gratuitamente le donne, supportandole nei loro percorsi di uscita dalla violenza.
IL RUOLO DELLO PSICOLOGO E LA TESTIMONIANZA DI SOLETERRE
Lo psicologo deve essere in grado di fornire il necessario supporto alla vittima, sostenendola ed accompagnandola nel suo percorso di consapevolezza nell'uscita dalla situazione violenta.
La dott.ssa Pasqualoni, Psicologa Psicoterapeuta, si è occupata di contrasto alla violenza di genere in Centri Antiviolenza e ha preso parte a progetti specifici legati al tema dell'abuso e di qualsiasi altra forma di violenza, collabora con Soleterre nel servizio di supporto psicologico. Nella sua esperienza professionale ha lavorato con numerose donne vittime di violenza.
La dott.ssa. Pasqualoni afferma che: ‘’Il lavoro con le donne vittime di violenza e maltrattamento non è mai scontato, è necessario e urgente ma soprattutto va affrontato in maniera multidisciplinare, tenendo presente che il tempo di elaborazione interiore è raramente in linea con quello dell’imprevedibilità della violenza.’’ L’elemento centrale che deve caratterizzare un intervento nei confronti di vittime di reato deve tener conto del vissuto di sofferenza della vittima, sostenendo la donna perché riesca a recuperare il controllo di se stessa e della propria vita, promuovendo un processo di significazione dell’esperienza traumatica.‘’Rispettare la donna, i propri tempi, sostenerla circa la riappropriazione del potere decisionale che le spetta sono aspetti basilari in questo tipo di relazione d’aiuto. Spesso la donna fatica a riconoscere le proprie risorse e la propria forza, finendo per spaventarsi all’idea di tutto quello che può essere e di tutto quello che può diventare indipendentemente dalla vicinanza del partner. Le donne spesso fuggono da chi offre loro aiuto perché essendo permeate da una condizione di totale dipendenza con un uomo violento, oltre che impossibilitate a percepirsi come autonome, si sentono giudicate.’’
CONTRO LA VIOLENZA: LA PREVENZIONE
Prevenire la violenza vuol dire combattere le sue radici culturali e le sue cause. La prevenzione è una sfida che richiede la partecipazione di diversi attori, in primis la scuola. È proprio la scuola il luogo dove si coltivano i valori del rispetto della differenza e si sviluppa il pensiero critico.
Le azioni di prevenzione vanno però estese per cercare di coinvolgere tutte quelle agenzie formative: culturali, sportive e sociali dove il lavoro di riflessione sulle tematiche della violenza di genere è ancora tutto da inventare.